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Agnese, Alberto, Corrado, Maria sono volontari di Operazione Colomba che da alcuni mesi vivono in un campo di profughi siriani in Libano.
Vivono in una tenda costruita con legno e plastica, condividendo la quotidianità con le persone che sono fuggite dalla guerra, costrette ad abbandonare tutto, senza la possibilità di rientrare a casa propria né di ricostruirsi una vita altrove. Senza presente, né futuro.
La guerra in Siria, seppur oggi dimenticata, rimane una tragedia di proporzioni enormi. Secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani il numero di morti dall'inizio del conflitto nel 2012 aggiornato a febbraio 2015 è di circa 220.000.
I siriani sono oggi la popolazione di profughi più grande al mondo, secondo i dati ufficiali: intorno ai 6,5 milioni gli sfollati interni, 4 milioni la persone che sono state costrette ad abbandonare il Paese.
Gran parte dei profughi siriani sono attualmente rifugiati in Libano: un milione quelli registrati dall'UNHCR (forse 2 milioni la cifra reale) in un Paese la cui popolazione è di 4,5 milioni.
Puoi approfondire la conoscenza del conflitto siriano e della situazione in Libano visitando il nostro sito: clicca qui
Operazione Colomba, Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, è presente in Libano dal settembre 2013, prima con viaggi esplorativi in tutto il Paese, poi, a partire dall'aprile 2014, stabilendosi nel campo profughi e nel villaggio di Tel Aabbas, a soli 5 chilometri dal confine con la Siria.
Sono stati i profughi stessi, dopo avere ricevuto ripetute minacce e violenze da parte di alcuni libanesi del luogo, a chiederci di vivere stabilmente con loro, perché la nostra presenza rappresenta un forte deterrente alle violenze.
In Libano siamo attualmente l'unico gruppo internazionale che abbia accettato di vivere stabilmente all'interno di un campo profughi. La nostra presenza non solo riduce il livello di violenza, ma diventa indirettamente fonte di sicurezza anche per i libanesi che, impauriti dalla presenza dell'ISIS nel territorio, vedono in ogni siriano un potenziale terrorista. Vivendo al campo “dimostriamo” che quelle persone non rappresentano un pericolo.
La presenza viene portata avanti da un gruppo di 4 volontari che, turnandosi, garantiscono continuità, a cui se ne aggiungono altri per periodi più brevi, nel tentativo di mantenere un presidio costante di 2-5 volontari.
I volontari impiegano le giornate sopratutto nelle visite alle persone e nell'ascolto. Prima di tutto dei profughi, in particolare di quelli più in difficoltà, ma vengono fatte molte visite anche ai libanesi cristiani e musulmani, cercando in questo modo di creare legami e vincoli di solidarietà tra persone che, pur vivendo vicine, non si relazionano le une alle altre.
A partire da questo ascolto, i volontari cercano di aiutare le persone nelle piccole cose quotidiane, là dove le grandi ONG non arrivano: hanno aiutato una famiglia a rimettersi in sesto dopo la tempesta che le aveva semidistrutto la tenda in cui si erano appena trasferiti; o una giovane donna, M., il cui marito è sparito due anni fa nelle carceri del regime siriano, che tutti i mesi deve reperire il sangue per le trasfusioni di cui hanno bisogno i suoi due bambini talassemici; o ancora H., una vedova con sei figli, di cui il primo 13enne con una gamba amputata a causa di una scheggia di bomba, che ha chiesto di procurarle una sedia di plastica con la quale lui possa lavarsi da solo in bagno...
I casi più gravi vengono segnalati o accompagnati direttamente all'UNHCR, alle ONG o alle Istituzioni pubbliche libanesi perché possano accedere ai pochissimi fondi rimasti.
Con pennarelli, fogli e cartoncini i volontari animano i pomeriggi vuoti dei bimbi siriani e da qualche settimana hanno iniziato a tenere lezioni di inglese nella piccola baracca-scuola del campo. I siriani non possono accedere alle scuole libanesi e un'intera generazione corre il rischio di rimanere analfabeta.
Visita il nostro sito per conoscere nel dettaglio le altre attività che i nostri volontari svolgono in Libano: clicca qui
Se vuoi vedere ulteriori fotodel nostro progetto in Libano, visita la nostra galleria: clicca qui
Dopo tre anni dall'inizio del conflitto in Siria, quella che un tempo era percepita come un'emergenza che richiedeva lo stanziamento di fondi straordinari per rispondere alla crisi, è adesso diventata una situazione “normale”. I fondi si sono ridotti drasticamente, ONG e Associazioni che sostenevano i profughi nei vari Paesi ospitanti, come anche in Libano, stanno chiudendo i propri progetti.
Ma dietro i numeri di vittime e profughi ci sono persone, volti, storieche noi conosciamo bene. Sono i nostri vicini di tenda che ci chiedono di rimanere e che noi non vogliamo abbandonare.
Crediamo che dove non arrivano i fondi delle agenzie internazionali, può arrivare la società civile.
Un tuo piccolo sforzo, se unito a quello di tante altre persone, può davvero fare la differenza.
Operazione Colomba sostiene totalmente le spese dei volontari con disponibilità a tempo pieno.
La presenza sul campo di almeno 2 volontari da agosto a dicembre 2015ha un costo di 5000 euro, comprensivi di voli aerei, assicurazione, vitto e alloggio, spostamenti e spese telefoniche in loco, pocket money.
Tra le varie modalità a disposizione, abbiamo scelto quella della “prenotazione quote”. Per venire incontro alle possibilità di tutti, abbiamo suddiviso il budget in piccole quote da 10 euro ciascuna, ma puoi prenotarne più di una.
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La donazione effettiva avverrà solo se, allo scadere della campagna, saranno state prenotate tutte le quote previste. A quel punto saremo direttamente noi di Operazione Colomba a contattarti per chiederti di effettuare la donazione “promessa” con carta di credito, paypal, bonifico bancario o bollettino postale.
Questa modalità ci permette di destinare tuttoquello che raccogliamo direttamente al progetto perché non saranno trattenute spese di gestione amministrativa da parte di Produzioni dal Basso.
D'altra parte, ci esponiamo a dei rischi: non raccoglieremmo nulla se non venissero prenotate tutte le quote, ma anche in caso contrario potrebbe succedere che una percentuale di prenotazioni non si trasformi poi in donazione.
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